Stress? Le piante adattogene corrono in tuo aiuto
Il termine “adattogeno” fu coniato nel 1947 dal farmacologo russo N.V.Lazarev, che definì adattogeno “un agente naturale in grado di aumentare la resistenza e la capacità di adattamento dell’organismo agli agenti stressanti e alle condizioni sfavorevoli di qualunque origine”.
Nei primi anni ’60, il lavoro di Lazarev fu continuato dal suo ex studente, capo del dipartimento di fisiologia e farmacologia dell’adattamento a Vladivostok, Israel Brekhma. Già nel 1968, Brekhman definì tre criteri per caratterizzare un adattogeno:
- Aumenta la resistenza del corpo contro aggressori di diversa natura (fisici, chimici o biologici) in modo non specifico
- Presenta un’influenza normalizzante, indipendentemente dai cambiamenti delle norme fisiologiche
- Mostra un’assenza di tossicità e influenza le normali funzioni del corpo
È pertanto adattogena una pianta capace di produrre un generale miglioramento delle condizioni psicofisiche incrementando la resistenza alla fatica, regolando le funzioni metaboliche, oltre che aumentando le capacità cognitive.
Gli adattogeni e lo stress
Il termine “stress” fu introdotto in medicina nel 1936 dal medico viennese Hans Seyle, fondatore dell’Istituto di Medicina e Chirurgia Sperimentale alla McGill University di Montreal, che pubblicò nel 1956 l’opera “Stress of Life” nella quale viene definito “stress” una risposta non specifica del corpo a qualsiasi richiesta ad esso fatta, indipendentemente dalla natura dello stimolo, con identici cambiamenti biochimici, destinati a far fronte a qualsiasi aumento della domanda imposto al corpo umano.
Questa risposta fisiologica mira a mantenere ciò che i biologi chiamano uno stato di equilibrio o omeostasi, cioè la costanza o la stabilità dei parametri del corpo come la temperatura corporea, il livello di glucosio e così via. Qualcosa, quindi, di assolutamente naturale e funzionale per la sopravvivenza. Lo stress prolungato, tuttavia, può causare manifestazioni psicologiche e fisiologiche.
Hans Seyle propone a tal riguardo un modello, chiamato “sindrome di adattamento generale“, all’interno del quale individua tre fasi:
Fase di allarme
Tempo di preparazione, mobilitazione di risorse per far fronte allo stress
Fase di resistenza
Utilizzo delle risorse
Fase di esaurimento
Comparsa di diversi disturbi somatici (fase di declino del livello di resistenza della fase precedente, chiamata anche “burn-out”).
Se l’entità dell’evento stressante non supera le normali capacità di risposta dell’organismo, la persona non subirà conseguenze. Se, invece, le risorse sono insufficienti e il corpo non riesce a far fronte alla quantità di stress che deve gestire, è probabile che si verifichino problemi di ogni tipo. Il corpo entra quindi in un circolo vizioso, il sistema di adattamento è esaurito e le conseguenze dello stress diventano sempre più deleterie.
Le piante adattogene risultano, pertanto, utili perché riducono il tempo di risposta alo stress nella fase di allarme e allungano la fase di resistenza non specifica allo stress.
Adattogeni e stress
Gli adattogeni stimolano in particolarmodo il sistema che regola la capacità di risposta agli stress, ovvero le strutture cerebrali: lobo frontale del cervello, ipotalamo, ipofisi e ghiandole surrenali.
Le teorie sul loro meccanismo d’azione sono molteplici, quelle più accreditate affermano che gli adattogeni stimolano il sistema neuroendocrino attraverso diverse vie metaboliche. Agiscono sulle ghiandole endocrine come l’ipofisi, la tiroide, le paratiroidi, le surrenali, il pancreas, le ovaie, i testicoli, ma lavorano anche sul sistema immunitario e sulle vie neurologiche, migliorando la loro possibilità di azione e di reazione. Diversi studi in vivo ed in vitro hanno confermato queste azioni, ma non sono sufficienti: il loro numero è ancora troppo ridotto perché la scienza possa considerarli definitivi.
In pratica, grazie a questi rimedi naturali si potenzia la risposta agli stress fisici, chimici, ambientali ed emozionali attraverso una migliore connessione tra il sistema neurologico, quello endocrino e quello immunitario con lo scopo di mantenere l’equilibrio dell’organismo, riducendo sia l’iper che l’ipo reattività dei suddetti sistemi.
Le piante adattogene possono, inoltre, avere un’azione preventiva perché aumentano le resistenze non specifiche dell’organismo ai vari stressors, incrementando la produzione di energia, amplificando l’azione contro i radicali liberi, proteggendo le cellule contro lo stress ossidativo, ovvero conto il danno provocato dal radicali liberi, migliorando le condizioni di benessere ed influenzando in modo positivo sia il corpo che la mente. Le erbe adattogene hanno, infatti, effetti regolarizzanti bivalenti, stimolanti o calmanti, in base alle specifiche necessità del corpo e possono quindi rappresentare validi presidi naturali antistanchezza e antiansia.
Quando usare le piante adattogene
Stante quanto esposto in precedenza, gli adattogeni risultano utili quando ci sentiamo esauriti, nel corpo e nella psiche, quando siamo stanchi in maniera apparentemente immotivata o dopo un periodo particolarmente stressante, quando ci sentiamo giù di tono, anche a livello umorale.
Sono utili in caso di ansia, insonnia, irritabilità, difficoltà di concentrazione, apatia, scarsa vitalità, quando dobbiamo affrontare un compito importante (ad esempio un esame), quando ci svegliamo la mattina già affaticati, quando per qualsiasi motivo ci sentiamo sulla soglia del burn-out e il nostro rendimento intellettuale e fisico diminuisce, quando sentiamo una tensione costante addosso che riduce le capacità di recupero.
Quali sono le principali piante adattogene e le loro proprietà
Le principali piante adattogene sono: ginseng (panax ginseng), eleuterococco (o ginseng siberiano), whithania somnifera/Ashawagandha (o ginseng indiano), ginseng americano, rodiola rosea, schisandra.
Alcune di esse possono essere utilizzate più tranquillamente, mentre altre vanno impiegate con cautela e per periodi più limitati, meglio se sotto consiglio di un esperto.
La maggior parte di queste piante fa parte del repertorio della medicina cinese già da migliaia di anni e presenta caratteristiche particolari che vedrò di sintetizzare parlando del singolo adattogeno.
Rodiola (rhodiola rosea)
La rodiola esplica la sua azione adattogena sia sul piano fisico che sul piano psichico, contribuendo ad innalzare il tono dell’umore, contrastando gli stati depressivi legati, ad esempio, alla riduzione delle ore di luce tipica della stagione autunno-invernale.
Sul piano fisico la rodiola contribuisce all’accrescimento muscolare e aiuta l’organismo a recuperare dopo intensi sforzi fisici.
Sul piano neuropsichico, invece, la rodiola migliora la memoria, la concentrazione, il rendimento intellettuale, risultando utile, quindi, anche agli studenti alle prese con esami o periodi di full immersion particolarmente intensi.
Per chi sfoga lo stress mangiando, la rodiola è utile in quanto capace di mitigare la fame nervosa, proprio grazie ai suoi effetti riequilibranti sul sistema neuroendocrino. Infine, questa pianta, insieme ad uno stile di vita adeguato, si rivela utile anche per chi è in sovrappeso e desidera dimagrire. Essa, infatti, stimola alcuni enzimi coinvolti nel metabolismo dei grassi, aiutando a trasformare i pannicoli adiposi in energia, soprattutto se associata ad una lieve attività fisica.
Sul piano del benessere sessuale, la rodiola si è dimostrata utile anche a chi soffre di disfunzioni erettili in quanto aumenta la vitalità e potenzia il rendimento psico-fisico.
Per quanto riguarda la sua assunzione, si tratta di un fitoterapico generalmente ben tollerato e senza effetti collaterali e in genere compatibile con trattamenti farmacologici concomitanti.
Chi soffre di insonnia è bene non la assuma di sera, anche se la risposta in questi casi è molto soggettiva.
In Medicina Cinese tonifica il qi, tonifica il sistema funzionale di Polmone, muove il sangue, allevia la tosse e nutre Cuore. Viene tradizionalmente impiegato come tonico generale dopo malattie, dolori al petto, astenia, dispnea, traumi e per potenziare le facoltà mentali.
Ha natura termica tiepida, sapore piccante e leggermente amaro.
Eleuterococco (eleutherococcus senticosus) o ginseng siberiano
Questa pianta riduce la stanchezza fisica e mentale e si dimostra particolarmente utile durante le convalescenze, velocizzandone il tempo di recupero, così come nei periodi di surmenage psicofisico.
L’eleuterococco, inoltre, presenta anche proprietà immunostimolanti, aumentando il numero di linfociti T, cellule NK e anticorpi ed è indicato nella profilassi dell’influenza e delle malattie invernali.
Si tratta di un fitoterapico di norma ben tollerato, eventuali effetti indesiderati si registrano di norma solo in caso di uso prolungato e di dosaggi elevati e comprendono lieve ipertensione, palpitazioni, agitazione e insonnia (alla quale tuttavia si riesce in genere a porre rimedio evitandone le somministrazioni serali).
In Medicina cinese è un mobilizzante (ha infatti un sapore piccante), migliora la circolazione del sangue, riscalda, irrobustisce fisicamente, risultando quindi indicato per gli sportivi.
Rafforza tutto il corpo e si usa per persone che fanno lavori pesanti o sportivi; rafforza Rene e Milza, soprattutto nell’aspetto yang, calmando contemporaneamente lo shen in caso di insonnia e sogni eccessivi, migliora la circolazione del sangue periferica e rafforza il qi di Cuore. Migliora la resistenza immunitaria.
Non è adatto in caso di deficit dello yin, a meno di non mescolarlo a un tonico dello yin, a una pianta che nutra lo yin. Va impiegato con attenzione in caso di Calore/Fuoco interno ed è controindicato in caso di ipertensione.
Ashwagandha (Whithania somnifera) o ginseng indiano
Questa pianta adattogena associa proprietà toniche e adattogene a proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche.
Impiegata da secoli in medicina ayurvedica, vanta oggi innumerevoli studi (si veda ad esempio su Pubmed la quantità di referenze inserendo il nome della pianta nella sezione Cerca). In medicina ayurvedica, ashwagandha calma lo squilibrio di vata e ottimizza l’attività di kapha, due dei tre dosha (o energie vitali) che pervadono il corpo.
Ashwagandha è utile in caso di ansia e nervosismo, di perdita di memoria e concentrazione, di insonnia che, come suggerisce il nome stesso, concorre a mitigare senza però indurre sonnolenza diurna.
Grazie ai già ricordati effetti antinfiammatori e antidolorifici, la Withania somnifera è consigliabile in caso di dolori muscoloscheletrici, artrite e malattie reumatiche anche per chi soffra di gastrite, reflusso o ulcera in quanto non irrita le mucose gastriche come accade invece con i farmaci di sintesi.
È una pianta sicura, utilizzabile con tranquillità ai dosaggi abitualmente suggeriti. Le uniche cautele, peraltro non da tutti gli autori suggerite, riguardano la contemporanea assunzione di alcuni psicofarmaci, quali i barbiturici, che andrebbe a potenziare.
In gravidanza è da evitare perché indurrebbe l’aborto stimolando le contrazioni uterine e, come per la maggior parte dei fitoterapici, è sconsigliato durante l’allattamento, al pari delle altre adattogene.
Infine, evidenze isolate suggeriscono prudenza nella sua assunzione in caso di ipertiroidismo.
Schisandra (Schisandra Chinensis)
Grazie alle sue innumerevoli proprietà, la schisandra è una pianta utile in caso di stress, esaurimento, lentezza di riflessi, bassa vitalità, basse difese immunitarie e problematiche a carico del fegato.
È in grado di migliorare la funzionalità celebrale e presenta proprietà immunomodulanti, antiossidanti, antinfiammatorie ed epatoprotettrici.
Unica cautela, in merito al fegato, sembra che la schisandra possa accelerare il metabolismo epatico dei medicinali assunti insieme a questa pianta, con conseguente riduzione dell’effetto terapeutico dei farmaci in questione.
In Medicina Cinese contiene le perdite di qi del sistema funzionale di Polmone, afferra il qi, rafforza Rene, ferma la diarrea, nutre Fegato, calma lo shen e crea liquidi. Pur essendo tiepida come natura termica, il suo calore non secca, anzi crea liquidi.
È quindi indicata in caso di tosse cronica e asma dovute a deficit di Polmone e Rene, tonifica Rene, utile anche in caso della cosiddetta “diarrea del canto del gallo” (quella mattutina, appena alzati), ferma la sudorazione, anche quella notturna, contiene il qi di Cuore in caso di palpitazioni e sogni eccessivi ed è utile per disturbi dell’asse Rene-Cuore.
Si usa come tonico e adattogeno, soprattutto per il suo effetto su Rene, jing e shen. Aiuta le funzioni mentali, si impiega per bellezza, come detossinante per il fegato e tonico per l’energia sessuale.
Ha sapore acido e dolce e natura termica tiepida.
Controindicazioni sono: evitare in caso di presenza di un fattore patogeno esterno ancora attivo o in caso di calore pieno. Può causare bruciori di stomaco.
Ginseng (Panax Ginseng)
È una pianta usata da millenni in medicina cinese quale tonico e rivitalizzante, in grado di favorire la salute e la longevità in quanto potenzia il rendimento fisico e mentale, così come l’attenzione e migliora la capacità di recupero dell’organismo. Esercita anche un’azione stimolante sul sistema nervoso e pare avere la capacità di migliorare la prestazione sessuale maschile in caso di impotenza o di calo del desiderio. Ha proprietà ipoglicemizzanti e si rivela molto utile, infine, per rallentare l’invecchiamento e contrastare il declino psicofisico legato all’avanzare dell’età.
Al contrario di altre piante adattogene, il ginseng ha alcuni effetti collaterali e va assunto con cautela soprattutto in caso di terapie farmacologiche. In modo particolare può interferire con anticoagulanti quali la warfarina, con alcuni antidepressivi, con l’insulina e alcuni farmaci ipoglicemizzanti. Non è adatto a chi soffre di ipertensione e in gravidanza. Può causare nervosismo e insonnia.
In Medicina Cinese, il ginseng (chiamato Ren shen) è un tonico del qi che esercita la propria azione tonificando fortemente il qi originario dei cinque zang, nutrendo al contempo lo yin, tonificando il sistema funzionale di Milza, Stomaco e Polmoni, oltre che di cuore, calmando, inoltre, lo shen.
È consigliabile impiegarlo su persone over 60, di costituzione debole e le sue indicazioni riguardano le situazioni di collasso del qi originario dopo una forte perdita di sangue o sudore, oppure per deficit di Milza e Stomaco con forte stanchezza, mancanza di appetito, diarrea cronica. Si utilizza per calmare lo shen in caso di ansia, insonnia, scarsa memoria. Si usa dopo una malattia grave (mai durante), dopo un parto, dopo un intervento chirurgico.
Anche in medicina cinese presenta diverse controindicazioni: non è indicato in caso di persone con calore o calore vuoto, con sanguinamenti dovuti a calore, con fuga dello yang (v, ipertensione) o qualsiasi forma di calore-umidità. Se non ci sono chiari segni di deficit del qi è consigliabile assumerlo solo per brevi periodi. Evitare la contemporanea assunzione di stimolanti quali il caffè, il tè verde o simili.
Ginseng americano (Panax Quinquefolius)
Un’altra pianta adattogena della famiglia dei ginseng utile a sostenere l’organismo nei momenti di stress, affaticamento e apatia.
Studi scientifici pubblicati sul Journal of the National Cancer Institute a cura della d.ssa Debra Barton della Mayo Clinic di Rochester ormai più di dieci anni fa hanno inoltre evidenziato che il Panax Quinquefolium è efficace per sostenere i malati oncologici, contrastando i sintomi della fatica cronica legata alla malattia e ai trattamenti a base di chemioterapici e radioterapia.
I pazienti che avevano ricevuto la dose maggiore di ginseng, in particolare, avevano dichiarato di sentirsi meno stanchi, più propositivi e pronti ad affrontare le terapie.
Secondo la Medicina Cinese nutre lo yin (e il sangue), nutre i liquidi. Assomiglia al Ren shen, ma è di natura fresca, quindi purifica calore. Inoltre, a differenza del ginseng, non è un tonico del qi, ma dello yin.
È indicato come tonico del qi in caso di astenia, dispnea, sudorazione spontanea. Utile in caso di nervosismo e astenia, per fuoco di polmone con tosse produttiva, per asma cronica, in caso di deficit dello yin di Stomaco con bocca secca e mancanza di appetito. Rafforza il sistema immunitario ed è indicato in caso di malattie febbrili con deficit di qi e yin.
È una buona soluzione per chi ha bisogno di qi, ma è agitato e ha molto calore. Si consiglia di non usarlo sotto i 50 anni, a meno di situazioni particolari.
Quanto alle controindicazioni: non usare in caso di ristagno di umidità e freddo e in caso di stasi del qi (con sviluppo di calore).