Gruppo di mutuo aiuto coronavirus
Buon giorno a tutte, mi chiamo Martina. Sono qui per esternare al gruppo la profonda vergogna che provo in questi giorni. Tutte noi siamo state messe dai media ingiustamente alla gogna. Tutto il paese ride di noi e questo ha causato in me un profondo scoramento.
Mi sento discriminata, schernita come esempio ultimo di indesiderabile. Nemmeno in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo ti hanno voluta – non faccio che ripetermi. E mi sento sola, disperatamente sola. Per questo sono qui oggi. Per condividere e tirar fuori il dolore che sento scivolarmi addosso ogni minuto di più.
Cara Martina, ti capisco. Mi chiamo Giovanna e anch’io ho provato all’inizio le emozioni di cui parli: vergogna, solitudine, disistima, disperazione. Poi, però, è subentrata la rabbia e con essa la voglia di agire, meglio ancora, di reagire. Per questo sono qui, per proporvi due cose.
La prima: una class action contro il sistema mediatico che ha rovinato la nostra immagine. La seconda: una richiesta di risarcimento per post traumatic stress disorder. Ne più, né meno.
Hanno creduto di umiliarci con quelle foto invereconde che sono circolate sui social? E questa sarà la nostra risposta: pagherete, pagherete caro, pagherete tutto!
Mi sembra proprio una gran bella idea, ciao a tutte mi chiamo Verena. Ma non credo possa bastare. Non basta paghino, occorre che si crei un movimento popolare di sostegno, un movimento che parta dal basso, fatto di persone vere, che dicano chiaramente da quale parte stanno. Propongo per questo di organizzare una grande manifestazione: tutti in piazza, senza paura!
Verena, io non credo che la piazza rappresenti una soluzione. Mi chiamo Lorena e sono convinta che ciò che davvero serve sia creare una massa critica di energia positiva capace di contrastare il degrado spirituale che il vile comportamento nei nostri confronti ha reificato. Propongo, perciò, di unirci ad orari concordati in meditazioni e preghiere collettive per rialzare la vibrazione.
Credo che Lorena non abbia torto, anche se lo strumento della preghiera mi pare poco efficace. Buon giorno a tutte, mi chiamo Maria. Concordo però sul fatto che il gesto da compiere debba essere simbolico e destinato a durare nel tempo.
Hai avuto una grande idea, Maria. Ciao, sono Cecilia. A questo punto io dico che potremmo puntare in alto, pensare in grande e proporre la candidatura di noi penne lisce a patrimonio dell’Unesco.
Per dovere di cronaca e per chi non avesse ancora sentito parlare del dramma delle penne lisce, riporto l’estratto di un articolo pubblicato sulla rivista iO Donna a proposito dell’assalto milanese ai supermercati nel giorno di picco dell’allarme coronavirus:
In questo caos generalizzato, se si inizia a guardare quali sono gli scaffali vuoti e quali i prodotti che mancano di più si scoprono però fattori curiosi. Cosa, in questo momento di panico, i milanesi hanno pensato fosse indispensabile tenere in casa davanti allo spettro della catastrofe?
Ovviamente pasta e riso sono al primo posto, a parte, e non è uno scherzo, le penne lisce. Un utente scrive su Facebook: «Continuo a guardare questa foto fatta prima al supermercato e penso al fatto che il grande sconfitto da questo virus sono le penne lisce che agli italiani fanno c**** pure quando sono presi dal panico e si preparano all’apocalisse».