I demoni del superlavoro: come riconoscerli
Gli stacanovisti sono sempre impegnati e lasciano pochissimo spazio per qualsiasi altra cosa che non sia il lavoro. Come in ogni dipendenza, c’è in questo comportamento un aspetto compulsivo che diventa il punto centrale della vita dello stacanovista. I fanatici del lavoro trascurano la salute, gli amici, la vita spirituale, tutto per il lavoro.
Questo atteggiamento non si riscontra solo nei lavori ben pagati, ma in ogni professione, dall’edilizia agli affari, all’università. Gli stacanovisti accettano spesso scadenze non realistiche e non conoscono limiti. Hanno un travolgente bisogno di fare il più possibile, nel più breve tempo possibile. Cercano di controllare tutti quanti, hanno difficoltà a delegare e tengono sotto pressione dipendenti e colleghi. Quando perdono la salute a causa dello stress e dell’esaurimento, si ritrovano soli, con poco se non nessun aiuto da parte del sistema sociale.
Sono animati da una convinzione sotterranea che il lavoro a un certo punto li ripagherà di tutto, permettendo loro di uscire dal gioco. Ma quel momento non arriva mai. C’è sempre qualcos’altro da fare.
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Chi ha un demone del superlavoro finisce nel circolo chiuso di uno sforzo senza fine. I fanatici del lavoro lasciano spesso ai figli un’eredità di depressione e ansia, avendoli investiti di grandissime aspettative, spesso valutandoli più per quello che fanno che per quello che sono e non prendendosi veramente cura della loro educazione.
Tsultrim Allione – “Nutri i tuoi demoni. Risolvere i conflitti interiori con la saggezza del Buddha” – Oscar Mondadori 2009
Dalla lettura di questo brano che mi è capitato stamattina tra le mani, la riflessione che emerge in me è che spesso siamo in grado di inventare scuse molto convincenti per abbandonarci alle nostre tendenze allo stacanovismo: dare una vita migliore alla famiglia, raggiungere un’adeguata soddisfazione personale, essere di aiuto agli altri che non potrebbero farcela senza di noi e così via.
In realtà, quello che ci spinge sono paure non riconosciute o desideri che non vogliamo ammettere: ricerca del potere, paura di fermarsi e osservarsi, paura di stringere e coltivare vere relazioni, paura di essere vulnerabili.
E’ facile intuire, perciò, che continuare a tenere nascoste le nostre paure o a non riconoscere i nostri desideri più profondi ci condurrà su un sentiero di malessere, se non di malattia vera e propria, preda delle nostre dipendenze, qualsiasi esse siano. Così, solo diventando consapevoli di queste paure e di questi desideri saremo in grado di liberarci dai nostri demoni, compreso quello del superlavoro.