Perché parlare di alimentazione consapevole
Ogni giorno compiamo azioni che, essendo ormai diventate un’abitudine, non richiamano più la nostra attenzione e la nostra consapevolezza: le compiamo in maniera automatica, senza rendercene conto. Una di queste azioni è mangiare.
Ed è un vero peccato: alimentarsi, infatti, è un atto altamente trasformativo, dal momento che prendiamo il mondo che ci circonda e lo trasformiamo in noi. Proprio perché introduciamo dall’esterno qualcosa nel nostro organismo, mangiare è un momento in cui il piacere può mescolarsi anche al timore che quello che consumiamo rischi di non farci bene. D’altro canto, oggi è diventato sempre più difficile capire di cosa ci alimentiamo davvero.
Come dice Anna Villarini, “saper mangiare è come andare in bicicletta: richiede equilibrio e questo significa saper valutare e distinguere ciò che è bene mangiare da ciò che è dannoso o non sano; significa tener nel giusto conto le regole acquisite e a volte saperle infrangere per poi tornare a rispettarle; significa essere consapevoli di ciò che mettiamo nel piatto”.
Alimentazione consapevole non significa però rinunciare a i piaceri del cibo e della tavola. Dobbiamo smettere di pensare che prenderci la responsabilità della nostra alimentazione comporti una vita di privazioni e tristezze alimentari.
Parlando di cibo, “consapevolezza” significa riappropriarsi del controllo della propria vita, prendere la responsabilità di se stessi. Significa comprendere che l’alimentazione è lo strumento principe per aiutare il nostro organismo a riequilibrarsi. È qualcosa che è nelle nostre possibilità, è una “medicina” che possiamo auto prescriverci.
Intervenire sulle nostre abitudini alimentari significa, infatti, assumerci la responsabilità della nostra salute psico-fisica e allo stesso tempo adottare un nuovo modo di pensare nel quale non attenderemo più che la soluzione ai problemi giunga dall’esterno, ma impareremo ad ascoltare di nuovo noi stessi e a capire quale siano le nostre reali necessità primarie.
Alimentazione consapevole, in una parola, significa prenderci cura di noi in senso globale.
Non bisogna dimenticare poi che tutte le medicine tradizionali concordano sul fatto che la causa principale e la cura fondamentale di tutte le malattie si basa sull’alimentazione, in particolare su un’alimentazione consapevole.
Il rapporto con il cibo, rappresenta, infatti, il continuo confronto che avviene tra l’organismo e l’ambiente che lo circonda, tra interno ed esterno. Affinché le sostanze estranee che servono a nutrirci diventino parte di noi, è richiesto infatti un continuo, irrinunciabile adattamento e tale adattamento, modulato dal sistema immunitario, può essere favorito oppure ostacolato a seconda di ciò che mangiamo e soprattutto di come lo mangiamo.
L’alimentazione, però, non è solo questo: il cibo racconta infatti anche la nostra storia di uomini, racchiude le nostre credenze, interpreta i nostri miti. È molto più di un mero “carburante” che permette al nostro corpo di funzionare, è uno stile di vita. Il cibo contiene un messaggio, un linguaggio che, in quanto tale, è costituito da simboli, racchiude infatti simbologie e convenzioni che entrano in gioco ogni volta che ci si nutre, sia che lo si faccia seguendo norme dettate dalla società in cui si vive, sia che lo si faccia aderendo a norme di carattere religioso.
Bernard Shaw diceva che “non c’è amore più sincero di quello per il cibo”. Parlare di alimentazione significa, pertanto, parlare anche di amore, per il cibo e per tutta la galassia di emozioni, ricordi, e sensazioni che esso porta con sé.
Queste le suggestioni che hanno ispirato il mio lavoro di questi anni, dedicato a diffondere il più capillarmente possibile presso il pubblico una cultura dell’alimentazione, diversa da quella attualmente dominate: un’alimentazione consapevole. Le medesime suggestioni hanno costituito la traccia che ha suggerito le tematiche dei corsi della presente stagione (sezione Corsi ed Eventi per maggiori dettagli).