A cosa rinunciamo se non cuciniamo?
A me che trascorro in cucina la maggior tempo del mio tempo casalingo, fosse anche semplicemente per scrivere o leggere, per non parlare del cucinare, la notizia letta di recente secondo la quale le case del futuro non saranno dotate di cucina ha fatto correre un brivido lungo la colonna vertebrale.
Secondo il giornalista, infatti, la possibilità di avere a disposizione senza alcuna fatica – grazie ai numerosi servizi di pasti a domicilio che stanno sorgendo ovunque – un’ampia scelta di cibi, unitamente all’abbassamento dei prezzi cui si assisterà nei prossimi anni, farà diventare le nuove generazioni sempre più pigre e sempre meno interessate ad impiegare tempo ed energie ai fornelli, rendendo in questo modo superfluo il locale cucina nelle abitazioni.
E questo non solo nella lontana America o in Giappone, anche secondo l’Istituto nazionale di statistica di un paese europeo dalle buone tradizioni culinarie come la Spagna, già oggi l’84% dei suoi abitanti non ha tempo per cucinare, tanto che già nel 2016 l’architetto barcellonese Anna Puigjaner ha ricevuto un finanziamento per un progetto di abitazioni senza cucina.
Che sia corretta o meno la previsione, è un dato di fatto che, nonostante si senta ovunque dissertare di cibo e nonostante qualunque mezzo di comunicazione – radio compresa – proponga cuochi o pseudo tali che cucinano in diretta, sempre meno persone dedicano tempo ed energia a svolgere questa meravigliosa attività.
Non voglio nemmeno toccare l’argomento del riflesso sulla salute che questo cambiamento nelle abitudini comporta, perché molto ci sarebbe da dire sull’estrema difficoltà di mantenersi in salute se non si mangia in maniera idonea e sulla difficoltà che ciò accada se non si cucina personalmente quel che si consuma.
Mi limiterò invece a suggerire alcuni punti a sostegno della bellezza e della necessità di cucinare personalmente i propri pasti.
Quindi: cosa perdiamo quando smettiamo di cucinare?
- Perdiamo la consapevolezza dell’origine degli alimenti e, di conseguenza, la possibilità di scegliere
Fare la spesa ci permette di conoscere l’origine degli alimenti che scegliamo; ci dà, inoltre, la possibilità di verificare la loro provenienza (in termini di paese d’origine o di filiera) e l’aderenza alla stagione. Possiamo scegliere così prodotti locali e stagionali; prodotti provenienti dal commercio equo e solidale, oppure biologici. In questa maniera ci assicuriamo che stiamo sostenendo un commercio socialmente responsabile grazie al quale il produttore può ricevere una giusta retribuzione, oppure che stiamo scegliendo un processo di produzione rispettoso dell’ambiente. Possiamo scegliere di sostenere le piccole produzioni locali, entrando così più in sintonia con l’ambiente che ci circonda. In una parola: possiamo SCEGLIERE.
- Perdiamo la possibilità di conoscere il valore nutritivo di ciò che mangiamo
Facendo personalmente la spesa abbiamo la grande opportunità di leggere le etichette, verificando la composizione in termini di additivi, edulcoranti, zuccheri, sale, coloranti, grassi saturi o insaturi di quel che acquistiamo. Possiamo, così, cercare di scegliere cibo che sia il più “vivo” possibile, cibo che porti un’informazione di vitalità a livello energetico, perché solo mangiano cibo vitale ci nutriamo per davvero. Possibilità che perdiamo quando acquistiamo cibo pronto.
- Perdiamo la possibilità di insegnare a mangiare correttamente ai nostri figli
Se non ci cucina, ma si mangiano piatti pronti, scaldati forse al microonde e consumati davanti alla tv, magari in salotto, si perde l’opportunità di insegnare buone abitudini alimentari ai nostri figli. I bambini, infatti, imparano per imitazione, non perché qualcuno abbia propinato loro qualche benintenzionata predica. Così, è totalmente inutile dire loro che la verdura fa-tanto-bene se i genitori non la cucinano mai e magari non la mangiano neppure.
- Perdiamo la possibilità di esprimere la nostra creatività e di farlo usando le mani
Tutti siamo soggetti a stress e tensioni e offrirci l’opportunità di svolgere un’attività così creativa – che utilizza le mani e tutti gli altri sensi – come il cucinare è un regalo grande che possiamo farci per staccare dalle pressioni del mondo esterno. E, soprattutto, senza doverla incastrare come attività aggiuntiva in mezzo ai mille impegni della giornata. Se poi lo facciamo in compagnia, coinvolgendo gli altri membri della famiglia, bambini per primi, può anche rappresentare un bel momento di condivisione e di costruzione di legami affettivi duraturi.
- Perdiamo un’occasione d’amore per noi stessi e per gli altri
Teniamo, infatti, conto che cucinare con amore implica immettere una grande energia in quel che poi andremo a mangiare e questa occasione d’amore non dovrebbe andare sprecata. Anche se viviamo soli e ci sembra tempo sprecato cucinare, in realtà, è un dono d’amore e di riconoscenza che facciamo a noi stessi, accettandoci per quello che siamo e premiandoci con del cibo che nutra per davvero.
- Perdiamo la possibilità di regalarci un momento di consapevolezza
Spesso ci diciamo che vorremmo fare tante cose per stare bene con noi stessi: meditare, rilassarci, concentrarci e così via, ma non ne abbiamo mai il tempo. Non riusciamo mai a ritagliarci del tempo per fare proprio quello che ci farebbe stare bene. Allora, perché non inserire queste pratiche nella nostra vita quotidiana? All’interno di questa, mangiare è una delle attività che facciamo più regolarmente, a parte respirare. Così, perché non servirci del momento del pasto per meditare o come momento di connessione, di unione, come momento di consapevolezza?
Mentre cuciniamo, ad esempio, potremmo pensare al mirabile lavoro fatto dalla Natura per produrre quel frutto, quell’ortaggio che stiamo tagliando e che magari diamo ormai per scontato, abituati come siamo a vederlo sulle nostre tavole tanto da non prestarvi più attenzione, ma che in realtà è un’opera di alta “ingegneria” naturale.
Per concludere
Una bella definizione dice che “il cibo è una lettera d’amore inviata dal Creatore e deve essere decifrata”, non neghiamoci, perciò, la possibilità di cogliere questa grande opportunità. E non troviamo comodi alibi: non è necessario cucinare una cena da otto portate o chissà quale piatto complicato per godere dei benefici sopra ricordati, basta cucinare in maniera consapevole e amorevole.