Scrivere a mano e in corsivo: ne vale la pena?
Gli esperti avvertono: secondo alcuni studi la mancanza dell’uso del corsivo e della scrittura manuale può avere effetti negativi sullo sviluppo del cervello e sullo sviluppo delle capacità cognitive.
È dall’agosto del 2016 che in Finlandia non si insegna più il corsivo, per legge dello stato. Negli USA ormai non lo utilizza più quasi nessuno, anche se ci sono recenti esempi di reintroduzione: ben nove stati lo hanno, infatti, nuovamente inserito come materia scolastica. Motivi pragmatici, fanno sapere dalla Finlandia: lo stampatello sarebbe più pratico, più semplice da scrivere e da leggere e il tempo prima utilizzato per insegnare la calligrafia, più utilmente impiegato per insegnare a battere sulla tastiera di un computer.
Pure in Italia si sta diffondendo tale pratica, anche se – per fortuna – a nessuno è ancora venuto in mente di eliminarne l’insegnamento. I bambini oggi sono bravissimi a digitare su tablet e smartphone, ma non vengono indirizzati dai genitori alla scrittura su carta. Il risultato è che i ragazzi sanno digitare velocemente un testo sulla tastiera del pc o del tablet, ma non sono quasi più in grado di scrivere in corsivo.
Cosa dicono i ricercatori
In una ricerca dell’Università dell’Indiana, condotta dalla psicologa Karin Harman James (“The effects of handwriting experience on functional brain development in pre-literate children trends” -Neuroscience and Education,1,(1), Pages 32–42.), è ad esempio emerso che la scrittura manuale è in grado di attivare importanti processi cognitivi. “I bambini capaci di scrivere a mano, hanno fatto registrare un’attività neuronale molto più sviluppata rispetto all’altro gruppo testato, comprovando l’importanza della produzione manuale di segni bidimensionali”, dice la James. La ricerca rileva, inoltre, che scrivere a mano è importante anche per leggere. La scrittura manuale, infatti, faciliterebbe l’acquisizione della capacità di leggere da parte dei bambini.
Un secondo studio (studio di Virginia Berninger – Università di Washington Berninger, V. W., Abbott, R. D., Jones, J., Wolf, B. J., Gould, L., Anderson-Youngstrom, M., Shimada, S., Apel, K. (2006). Early development of language by hand: composing, reading, listening, and speaking connections; three letter-writing modes; and fast mapping in spelling. Dev Neuropsychol, 29(1):61-92.) giunge a conclusioni simili, evidenziando che “In termini di costruzione del pensiero e delle idee, c’è un rapporto importante tra cervello e mano. La scrittura manuale legata accende massicciamente aree del cervello coinvolte anche nell’attività del pensiero, del linguaggio, e della memoria”. Il suo studio ha dimostrato che scrivere in stampatello, scrivere in corsivo, e digitare su una tastiera sono modalità associate con schemi cerebrali distinti e separati – e ognuno si traduce in un prodotto finale diverso. Quando i bambini scrivono a mano libera, non solo producono più parole e più rapidamente di quanto facciano su una tastiera, ma esprimono anche più idee. Inoltre quando è stato chiesto loro di trovare idee per sviluppare un tema, quelli con una migliore grafia hanno anche mostrato maggiore attivazione neurale nelle aree associate con la memoria di lavoro e un aumento di attivazione globale nelle reti di lettura e scrittura.
In Germania, lo psicologo Manfred Spitzer nel suo studio “Demenza digitale” ha di recente messo in relazione tecnologia, effetti negativi sull’ippocampo e Alzheimer e una ricerca ha appurato che il 70% dei bambini in uscita dalla scuola materna non mostra di avere i necessari prerequisiti motori per poter affrontare l’apprendimento del corsivo. Fra le cause: mancanza di attività fisica, carente manualità, assenza dell’esempio dei genitori, che non li aiutano a esercitarsi, e come loro usano ormai solo computer, smartphone e tablet: “Oggi non si gioca più in strada, non ci si arrampica sugli alberi, non ci si allaccia le scarpe, non si corre e salta, non si infila un ago. Si premono tasti, o si tocca uno schermo, tutte cose che richiedono l’uso di altri muscoli rispetto a quelli per tenere in mano una penna, e che non consolidano la coordinazione necessaria a scrivere in corsivo”, sostiene la pedagogista Stephanie Müller che conclude provocatoriamente: “Se ho imparato solo a marciare, non riuscirò a imparare a ballare la salsa”.
Due psicologi (Pam A. Mueller di Princeton e Daniel M. Oppenheimer) della University of California, Los Angeles, hanno infine riferito che, sia nella condizione di laboratorio, che in classe, gli studenti imparano meglio quando prendono appunti a mano rispetto a quando digitano su una tastiera. Contrariamente a studi precedenti che attribuiscono la differenza agli effetti di distrazione dei computer, questa nuova ricerca suggerisce che la scrittura a mano permetta allo studente di elaborare i contenuti e riformularli: un processo di riflessione e di manipolazione che può portare a una migliore comprensione e codifica in memoria.
Secondo l’opinione di molti psicologi dell’età evolutiva, inoltre, la perdita del corsivo potrebbe risultare alla base di molti disturbi dell’apprendimento. Afferma a tale proposito lo psicoterapeuta Federico Bianchi di Castelbianco “Scrivere in corsivo vuol dire tradurre il pensiero in parole, scrivere in stampatello vuol dire invece sezionarlo in lettere, spezzettarlo, negare il tempo e il respiro della frase. E il corsivo così come lega le lettere lega i pensieri“.
Diversi studi nel campo delle neuroscienze e della psicologia, poi, suggeriscono che l’uso della scrittura manuale abbia un valore in sé, diverso e indipendente dalla scrittura alla tastiera. Ci sarebbe una stretta relazione tra la mano che traccia i segni sulla carta e il cervello: si attiverebbero circuiti nervosi unici che nei bambini favorirebbero anche la lettura, la memorizzazione, la produzione delle parole.
In conclusione
Il modo in cui si scrive influenza anche l’apprendimento di molti contenuti: il corsivo favorisce la memorizzazione di contenuti complessi e una migliore percezione delle relazioni tra i vari concetti. Nel corsivo, infatti, scriviamo diverse lettere insieme e il cervello deve elaborare movimenti più complessi, mentre, quando scriviamo in stampatello, scriviamo una lettera alla volta, con pochi movimenti della penna e questo è meno impegnativo per il cervello. Il cervello, però, deve essere allenato – esattamente come un muscolo – perché possa svilupparsi al meglio. Non dobbiamo, quindi, risparmiargli lavoro o fatica, ne ha bisogno per crescere. Secondo le teorie della neuroplasticità, infatti, l’attività produce cambiamenti nella struttura del cervello.
Rivalutare il corsivo e la scrittura manuale non è dunque anacronistico, è semplicemente funzionale alla crescita armonica e completa della persona.