L’inquinamento atmosferico fa ingrassare

29 Feb, 2016 da

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È della scorsa settimana la notizia della pubblicazione di uno studio (“Chronic exposure to air pollution particles increases the risk of obesity and metabolic syndrome: findings from a natural experiment in Beijinghttp://www.fasebj.org/content/early/2016/02/18/fj.201500142.abstract) che evidenzia il legame tra obesità e inquinamento. Lo studio, condotto da un team di ricercatori cinesi, britannici e statunitensi, ha esposto un gruppo di ratti da laboratorio all’aria inquinata di Pechino per 19 giorni e un altro gruppo alla medesima aria, ma filtrata. Al termine del periodo, il primo gruppo presentava valori più elevati di LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”), di trigliceridi e di colesterolo totale, tutti fattori di rischio per lo sviluppo di malattie metaboliche, tra le quali l’obesità. Al termine dell’esperimento, i maschi esposti all’aria non filtrata pesavano il 18% in più dei maschi esposti all’aria filtrata, mentre le femmine si attestavano sul 10%.

Si legge, inoltre, nello studio che: «Rispetto a quelle esposte ad aria filtrata, le femmine di ratto gravide esposte all’aria non filtrata di Pechino al termine della gravidanza erano significativamente più pesanti. A otto settimane di età, la prole esposta all’aria non filtrata in fase prenatale e postnatale era significativamente più pesante di quella esposta all’ aria filtrata».

Il team di ricerca, che aveva posto delle femmine di ratto  gravide e i loro piccoli in due camere, una esposta all’aria che si respira a  Pechino e l’altra dove un filtro  rimuoveva la maggior parte delle particelle inquinanti, ha scoperto che, dopo soli 19 giorni,  polmoni e fegato delle femmine gravide esposte all’aria inquinata erano più pesanti e mostravano un aumento dell’infiammazione dei tessuti.  Questi ratti avevano il 50% in più di LDL,  i trigliceridi più alti del 46% e il colesterolo totale superiore del 97%. Anche il loro livello di resistenza all’insulina, un precursore del diabete di tipo 2, era superiore rispetto ai loro simili che respiravano aria pulita. Lo stesso valeva per la prole tenuta nello stesso ambiente inquinato insieme alle madri.

Gli scienziati della Duke University partecipanti allo studio hanno, quindi, riportato che «L’esposizione all’inquinamento atmosferico provoca la disfunzione metabolica, un precursore dell’obesità. Infatti, al termine della gravidanza i ratti esposti all’inquinamento erano significativamente più pesanti, anche se i roditori di entrambi i gruppi sono stati alimentati con la stessa dieta».

I risultati dell’esperimento hanno anche dimostrato che gli effetti negativi dell’inquinamento dell’aria erano più pronunciati e significativi dopo 8 settimane piuttosto che dopo 3 settimane, suggerendo come sia necessaria un’esposizione a lungo termine per produrre quelle alterazioni infiammatorie e metaboliche che, alla fine, fanno aumentare il peso corporeo.  Dopo 8 settimane di esposizione all’area inquinata i ratti femmine e maschi erano, come anticipato sopra, rispettivamente del 10% e del 18% più pesanti rispetto  a quelli esposti all’aria pulita.

Il team leader dello studio, Junfeng Zhang conclude che: «Dal momento che l’infiammazione cronica è riconosciuta come un fattore che contribuisce a malattie metaboliche come il diabete e l’obesità, che sono strettamente correlate, i nostri risultati dimostrano chiaramente che l’esposizione cronica all’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di sviluppare l’obesità. Se trasferiti e verificati negli esseri umani, questi risultati supportano l’urgente necessità di ridurre l’inquinamento atmosferico, visto il peso crescente dell’obesità nel mondo altamente inquinato di oggi».

In realtà, già studi precedenti avevano riscontrato il legame tra incidenza di diabete di tipo II, obesità ed esposizione costante all’inquinamento. Nello studioAmbient Air Pollution Exaggerates Adipose Inflammation and Insulin Resistance in a Mouse Model of Diet-Induced Obesity”, condotto presso l’Ohio State University Medical, i ricercatori avevano esposto dei topi da laboratorio agli stessi agenti inquinanti della popolazione di alcune città statunitensi evidenziando un legame tra inquinamento atmosferico, obesità e  livelli di zucchero nel sangue.

Lo studio aveva così dimostrato che l’inquinamento dell’aria non si limiterebbe ad incrementare le patologie polmonari, ma l’infiammazione indotta dall’esposizione all’inquinamento tenderebbe a propagarsi determinando un aumento del grasso corporeo e interferendo con l’assorbimento dell’insulina.  Il tutto, poi, peggiorato e amplificato da una dieta scorretta.

Un’ulteriore conferma verrebbe anche dai dati statistici che indicano una maggiore incidenza di diabete di tipo II nelle aree urbane più inquinate.

Anche un altro studio realizzato da Alan Lockwood dell’Università di Buffalo, suggerisce questo legame che, secondo le sue stesse indicazioni, andrebbe però approfondito per trovare ulteriori conferme. Lockwood ha confrontato le emissioni di sostanze inquinanti nell’aria per ciascuno degli stati che compongono gli Stati Uniti con l’incidenza del diabete in ciascuno stato ed è emersa una forte correlazione fra i due parametri. Alcuni stati altamente industrializzati, come l’Ohio, presentano alti livelli di emissioni inquinanti e un’incidenza del diabete che raggiunge il 7,5 per cento della popolazione. Al contrario, in stati poco inquinati come l’Alaska l’incidenza del diabete scende fino al 4,4 per cento. La spiegazione più plausibile sarebbe che alcuni inquinanti, come le diossine, si concentrano nel grasso in eccesso degli obesi contribuendo allo sviluppo del diabete.

Nel 2012 era d’altronde già stata pubblicato sull’American Journal of Epidemiology uno studio che collegava l’obesità infantile all’esposizione in fase prenatale all’inquinamento. In questa ricerca si sottolineava come il 17% in media dei bambini negli USA fosse obeso e come, nonostante la dieta scorretta e la mancanza di moto fisico ne costituissero le due cause principali, anche l’inquinamento dell’aria giocasse un ruolo di rilievo.

Da tale studio, condotto dalla Columbia University’s Mailman School of Public Health su un campione di 700 donne in stato interessante non fumatrici, emergeva, infatti, che le donne residenti a New York, esposte a più elevate concentrazioni di inquinanti molto comuni quali i PAHs (idrocarburi aromatici policiclici) che si producono bruciando olio, diesel, gas, carbone e tabacco, presentavano il doppio delle probabilità che il loro bambino diventasse obeso entro i 7 anni di età rispetto a donne che erano esposte a livelli più bassi di agenti inquinanti.

L’obesità, si legge nello studio, è una malattia dai molteplici aspetti. Non è solo il risultato di scelte individuali riguardanti la dieta o l’esercizio fisico. “Per molte persone che non hanno risorse economiche per acquistare cibo salutare o non hanno tempo per fare esercizio fisico, l’esposizione prenatale all’inquinamento atmosferico può peggiorare la situazione, rendendole più suscettibili di obesità.

Un’ulteriore recente ricerca dal titolo “A Longitudinal Cohort Study of Body Mass Index and Childhood Exposure to Secondhand Tobacco Smoke and Air Pollution: The Southern California Children’s Health Study (pdf: A Longitudinal Cohort Study of BMI…) ha voluto invece verificare il legame tra BMI (o IMC: Indice di Massa Corporea) e obesità dei bambini ed esposizione a fumo passivo, fumo della madre durante la gravidanza e inquinamento dell’aria in un campione di 3.318 bambini abitanti nella California del Sud, reclutati per la ricerca a 10 anni  e seguiti per otto anni.

I risultati hanno evidenziato che la crescita del BMI risultava correlata tanto al fumo passivo (in misura tanto maggiore, quanto maggiore era il numero dei fumatori in casa), quanto alle abitudini legate al fumo della madre in gravidanza, così come all’esposizione all’inquinamento dell’aria dovuto al traffico (maggiore la vicinanza a strade e zone altamente trafficate, maggiore il rischio di obesità) e che i diversi fattori di rischio lavorerebbero in sinergia.

Da quanto sin qui detto possiamo, quindi, concludere che, accanto a corrette abitudini alimentari e ad un’idonea attività fisica, per la salute dei nostri bambini è molto importante cercare di tutelarli il più possibile dall’inquinamento e dal fumo passivo.

 

 

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